sempre che ci siano, perlomeno tra quelli che hanno responsabilità nelle
aziende, che esportiamo in Francia merci per 40 miliardi l'anno e che abbiamo
un surplus commerciale di 5 miliardi con i nostri cugini d'Oltralpe. Ricordo
ancora che non esportiamo petrolio o qualche altra essenziale materia prima, ma
prodotti che i consumatori scelgono in base ai propri gusti. Faccio notare,
inoltre, che certi comportamenti non irritano solo Macron, ma una
larghissima maggioranza dei francesi. Buon per Macron, forse. Certamente
pessimo per i nostri affari. Due considerazioni numeriche per finire. Qualche
tempo fa, per spiegare certi atteggiamenti filorussi del governo, si diceva
della fondamentale importanza della Russia per la nostra economia e si
rimarcava il danno enorme prodotto alle nostre industrie dalle sanzioni contro
quel paese. In Russa esportavamo merci per 9 miliardi prima delle sanzioni e
per 8 dopo. Quel miliardino, insomma, era più che sufficiente a giustificare un
netto cambiamento della nostra politica estera. Con la Francia ci stiamo
giocando, a conti fatti, 400 mila posti di lavoro. Pare, però, che non
importino molto. Mentre la produzione industriale registra un crollo del 5,4
per cento su base annua (e un cinque per cento in meno, come sa chiunque abbia
avuto a che fare con la produzione, è un vero crollo), è meglio che ci
rassegniamo. Abbiamo scelto di farci governare dagli ultimi della classe? Non
possiamo pretendere, ora, che capiscano qualcosa di matematica. O anche solo di aritmetica.
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