martedì 8 maggio 2018

Ascoltate il vecchio Sigmund e lasciate perdere il resto.


Sì: bisogna tornare al padre della psicanalisi per capire i dioscuri del nostro nazional-populismo. Forse governeranno assieme. Nel frattempo sono tornati in campagna elettorale. Rivolgendosi al popolo, come sempre e come è bene notare. Non ai cittadini. Non agli elettori che esprimono con il voto un’informata opinione, come da definizione di liberal-democrazia, ma a una massa indifferenziata e irriflessiva che non sa e non vuole sapere. 
Il paese ha gravi problemi. Verissimo. Le origini di questi, però, risalgono perlomeno agli anni ’80. A uno sviluppo modesto (rispetto ai decenni precedenti) finanziato con un’esplosione del debito pubblico. A scelte sbagliate come l’abolizione della scala mobile. Levata quella, gli stipendi si sono costantemente ridotti, in termini reali, provocando quella contrazione del mercato interno che è la causa prima della nostra crisi. Salari bassi che, per giunta, non attirano investimenti. La ragione? L’inefficienza della burocrazia, prima ancora che la corruzione della politica. Soprattutto, dice l’Ocse, una giustizia civile che è la più lenta al mondo. Una palla al piede di un’economia che trova ossigeno solo nelle esportazioni. Sì, perché l’Italia è comunque un marchio di successo, sui mercati mondiali. Sì, perché nel 2017 abbiamo venduto merci all’estero per un valore di 450 miliardi, con un attivo di oltre 50 della bilancia commerciale. Numeri che ribadiscono come i nostri problemi siano quasi tutti solo interni. Risolvibili, ma solo scomodando un paese refrattario ai cambiamenti. Abitato da conservatori, quando non da reazionari. Sono loro a trovare irresistibili le sirene leghiste e grilline. Pronti a scatenarsi contro gli immigrati, anche se nell’ultimo anno ne sono arrivati 100.000 in meno rispetto all’anno precedente. Anche se nel 2017 l’Italia ha concesso asilo a un gran totale di 30.000 rifugiati; un decimo di quelli accolti in Germania. Pronti a credere, nonostante quei dati dell’export, che basterebbe lasciare l’Euro per tornare a crescere. Sempre alla ricerca di assoluzioni, prima che di soluzioni. Di certo, poco o nulla interessati alla realtà. Lo hanno capito Salvini e Grillo, supremi spacciatori di favolette. Nuovi imbonitori di menzogne antiche. Quelle, appunto, di cui scriveva Sigmund Freud in queste sue righe. Tenete a mente che sono del 1921 e leggetele: “Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni e a queste non possono rinunciare. L'irreale ha costantemente in esse la precedenza sul reale, soggiacciono all'influsso di ciò che non è vero quasi altrettanto che a quello di ciò che è vero. Hanno l'evidente tendenza a non fare alcuna distinzione tra i due.” 
No, l’era delle fake news non è cominciata ieri. 
I “popoli” disposti a farsi menare per il naso ci sono sempre stati.

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