mercoledì 4 aprile 2018

Da luglio, gli stipendi non si potranno più pagare in contanti.


Lo stabilisce una nuova legge. Il suo scopo? Rendere “tracciabili i flussi finanziari”. Detto altrimenti, complicare la vita degli sfruttatori; dei troppi imprenditori che danno ai propri dipendenti solo una frazione della retribuzione scritta in busta paga. Una pratica tutt’altro che nuova. In alcuni settori, quasi una tradizione. A fine anni Ottanta, per esempio, nella bella città veneta in cui vivevo allora, le commesse degli eleganti negozi del centro ricevevano solo la metà dello stipendio previsto (e che i loro datori di lavoro dichiaravano al fisco). Un fenomeno che la crisi ha solo ampliato; che oggi si stima riguardi almeno tre milioni di lavoratori. Nel silenzio di quasi tutti. In particolare della nostra destra securitaria; dei sepolcri imbiancati sempre pronti a predicare ordine e disciplina (per gli altri). Li conoscete. Quelli che vorrebbero sbattere in galera i vu’ cumprà, colpevoli di deturpare le vie dello shopping con i loro tappetini. Quelli che vorrebbero punire con l’ergastolo, o poco meno, qualunque ladruncolo. Feroci con gli ultimi ma comprensivi, oh quanto comprensivi, con gli evasori fiscali. Con gli evasori e con gli schiavisti. Con chi commette uno dei reati peggiori; quella che, quanto meno, è una forma di estorsione e che come tale andrebbe punita. Oggi chi sfrutta il lavoro nero è di solito soggetto solo a sanzioni amministrative. Dovrebbe, lui sì, finire in carcere. E’ l’avvoltoio che si approfitta dei deboli. E’ il vigliacco che si abbandona al sopruso senza rischiare quasi nulla. E’ colpevole di quello che, anche per Pio X era un “peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.” 
Un cancro che attacca il tessuto connettivo della società almeno quanto la corruzione, ma che non provoca gli strilli scandalizzati dei nostri moralisti in servizio permanente effettivo. Cui non dedicano le prime pagine neppure certi giornali, magari con le redazioni piene di collaboratori sottopagati. Una piaga così diffusa da far dubitare dell’opposizione tra politica corrotta e società sana cara alla retorica populista. Una politica e un PD che, mentre “non facevano nulla di sinistra”, nel 2016 hanno se non altro approvato la legge contro il caporalato. Un populismo che su questo tema, come su qualunque altro rischi di scontentare milioni di elettori, per il momento tace. E, sono aperte le scommesse, continuerà a starsene zitto.

1 commento:

  1. Come detto altrove mi.piace il tuo scritto ma temo che il provvedimento non vada nella direzione giusta. I giringiro di denaro non saranno scalfiti. Purtroppo

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