lunedì 19 febbraio 2018

A Mazzini. A Mazzini e a Salvini.

Questo mi viene da rispondere, alla finestrella di Facebook che mi chiede a cosa sto pensando. A Mazzini di cui mi sono ritrovato a discorrere con i miei figli, ieri sera. Una delle nostre conversazioni attorno al caffè. Caffettiera tedesca (anzi, danese) per un rituale dal nome spagnolo “sobremesa”, letteralmente sopra il tavolo, e il tentativo, da parte mia, anche di passargli qualcosa d’italiano. Qualcosa in più dei cromosomi e del passaporto, intendo dire. Quanto a Mazzini, ci siamo arrivati partendo da una piazza con il suo nome. Dalla loro voglia di sapere chi fosse l’uomo cui era intitolata. Ho cercato di spiegarlo. Repubblicano e rivoluzionario. Uno degli animatori del Risorgimento. Inseguito dalle polizie, mentre ovunque regnavano i monarchi. Esule a Londra e a Ginevra, oltre che in chissà quanti altri posti. Un uomo di visione. Un patriota che aveva già capito come il destino dell’Italia coincidesse con quello del continente. Che voleva una Giovine Italia dentro una Giovine Europa. Idee troppo avanzate per l’Italia dei suoi tempi. Per un’Italia, come proprio lui scrisse da qualche parte, che “pensava il pensiero di cinquant’anni indietro”. Un’Italia, però, meno anacronistica di quella che voterà per Salvini. Lasciando stare le sue solite sparate su immigrazione e sicurezza, in cosa consiste il suo pensiero? Cosa propone? Un’Italia che rifiuta le nuove tecnologie e mantiene le vecchie proteggendole con dazi. Una specie di nuova Albania in rotta di collisione con l’Europa. Magari con le banconote del Monopoli usate come carta moneta. In nome di un sovranismo da operetta. Ridicolo se appena si accende il cervello. La Corea del Nord e il Pakistan hanno l’atomica. In buona sostanza, può procurarsela chiunque. E sarà sempre peggio. Tornare ai nazionalismi ottocenteschi, in questo scenario, vuole dire imboccare la strada verso l’apocalisse. Nazionalismi che hanno già provocato due guerre mondiali, in un pianeta diventato piccolissimo. Reso tale dalle nuove tecnologie. Una realtà che impone scelte contrarie a quelle di Salvini. I problemi di oggi sono globali e richiedono soluzioni globali. Dal cambiamento climatico al dominio della finanza, posso essere affrontati solo dall’unione tra stati. Da un’Europa sempre più coesa e da un ONU cui vanno attribuiti reali poteri. Anatemi per i ducetti della politica mondiale. Per l’isolazionismo di Trump e per l’imperialismo di Putin. E per Salvini? Non credo proprio ci pensi. Mazzini guardava alla Storia; le sue idee hanno ispirato Gandhi quanto i nostri Padri Costituenti. La dimensione di Salvini è un’altra. Su youtube c’è un video. Lui, con una birra in mano. Forse mezzo ubriaco, canta in coro con altri mezzo ubriachi un ritornello razzista contro i napoletani. Una scena girata sulla porta di un bar frequentato da tifosi. Magari sotto lo sguardo compassionevole di una statua di Mazzini, il posto dove uno come lui sarebbe dovuto restare.

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