domenica 4 febbraio 2018

Parla, avvoltoio, parla.

Accusa questo o quello. Sputa altro veleno. Da solo. Quello che è accaduto a Macerata non ha bisogno di commenti. E l’avvoltoio, la iena, quello che accorre a ogni disgrazia per guadagnare qualche voto speculando sui morti, sei tu. Resta lì a blaterare altre idiozie. Magari in compagnia del tuo candidato governatore della Lombardia; l’altro paladino difensore della razza. Bella razza. La vostra. Noi non abbiamo nulla a che vedere con voi. Non vogliamo averlo. Piuttosto, decidiamoci ad aprire gli occhi. Smettiamola di dividerci, di frantumarci, di lottare uno contro l’altro. Di comportarci come se tutto fosse come sempre. Non lo è. Una destra come quella che abbiamo di fronte, non c’è mai stata. Non così forte. Non così spudorata. Non così eversiva. Sì, mentre sventolano le svastiche e nelle nostre strade marciano inquadrati i neo-fascisti, la parola giusta per definirla è eversiva. Contraria ai valori su cui è fondata la nostra democrazia. Che insulta il tricolore repubblicano ogni volta che ne abusa. Una destra contro di cui dobbiamo fare fronte comune. A tutti i costi. Dimenticando differenze che potremo risolvere in tempi migliori. Abbiamo opinioni diverse sulla legge X o sulla riforma Y? Parliamone. Anzi, ne parlino i politici che dicono di rappresentarci. Arrivare a compromessi, raggiungere accordi, dovrebbe essere il loro mestiere. Sto invocando una futura grande coalizione? Non siamo la Germania della Merkel. Siamo l’Italia di oggi. Macerie fisiche a parte, non troppo diversa da quella del ’43. Divisa, anche se non dalla linea Gustav. Con milioni di cittadini da recuperare. Spaventati da decenni di disinformazione e propaganda. Timorosi di perdere chissà quali privilegi. Sconfitti in cerca di capri espiatori. Rancorosi. Frustrati. Pronti ad andare alle urne come a compiere un linciaggio; a demolire tutto senza avere idea di cosa fare poi. A saltare nell’abisso portandoci dietro tutti. Anche se sono solo una minoranza. Anche se noi potremmo benissimo fermarli, se solo ci fossero rimasti un po’ di cuore e di cervello. Quelli che avevano Degasperi, Togliatti, Parri e Nenni quando, assieme a tutti gli altri, fondarono il CLN.

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