venerdì 9 febbraio 2018

Dibba ha quasi ragione.


No, non perché ha avuto un illustre (seffappeddì) predecessore. No, non perché nel paese dell’eterna geremiade, dove tutti si lamentano di tutti, ma nessuno ammette mai la minima responsabilità, è ovvio che anche i politicanti se la prendano con gli elettori. Ha ragione perché sembriamo scollegati dalla realtà. I nostri salari reali sono tra i più bassi (forse i più bassi) di quel che un tempo era l’Occidente. Il nostro stato sociale è pressoché inesistente, nonostante un erario tra i più voraci. Non riusciamo ad attrarre investimenti e questa è solo una delle conseguenze (altro che articolo 18) di una giustizia civile che è la più lenta del pianeta. Sì, di tutto il mondo, esclusi solo i paesi in via di dissoluzione come la Somalia. Bene, di questi argomenti non si parla. Pare che alla gente, anzi alla orrida ggente cui siamo stati ridotti, non interessino. In un campo, però, abbiamo fatto progressi. Quello della sicurezza. Il numero dei reati, in generale, è in costante diminuzione. Di quelli più gravi, in particolare. L’anno scorso ci sono stati 343 omicidi. Un sesto di quelli che accadevano a inizio anni ’90. Un quindicesimo o giù di lì, rispetto alla popolazione, di quelli che accadevano nella bianchissima Italia di quando c’era “lui”. Diminuiscono i delitti e, numeri alla mano, abbiamo ben pochi immigrati. Siamo in una situazione non diversa da quella spagnola; di un paese dove d’immigrazione quasi non si parla. Abbiamo, se per caso, il problema opposto: stiamo perdendo abitanti e dovremmo preoccuparci di trovare un modo di trattenere i nostri giovani che emigrano (e no; mandarli a raccogliere pomodori non è la soluzione). Di nuovo bene. Quasi che il copione della nostra campagna elettorale fosse stato scritto da uno Ionesco al massimo della forma, stiamo dibattendo solo di sicurezza e immigrazione. Comprensibile che così vogliano le nostre destre. Levate le solite promesse da trip acido - populista (quando Tim Leary incontra Salvini mentre Silvio/Evita canta “Don’t cry for me Cologno Monzese”), sono gli unici temi su cui hanno qualcosa da dire. Nessuna soluzione realistica da offrire, intendiamoci, ma perlomeno qualcosa da dire. È assurdo, però, che noi gli andiamo dietro. Non poche colpe le ha il nostro sistema informativo. E’ demenziale: capace di inventare emergenze a getto continuo. L’esatto contrario di quello dell’Italia in cui siamo cresciuti. Allora, con duemila morti ammazzati l’anno, le rapine, i sequestri, il terrorismo, le guerre di mafia, e interi quartieri anche delle città del Nord sottoposti a coprifuoco (avete presente la Comasina ai tempi di Epanimonda/Turatello? Di notte c’erano i posti di blocco, con tanto di controllo documenti. Sì: della mafia) si faceva di tutto per trasmettere l’immagine di un paese normale. Oggi ogni omicidio diventa un caso; finisce in prima pagine e ci resta a volte per settimane. Sì, Dibba ha quasi ragione. Non ci siamo del tutto rincoglioniti, ma ci stanno rincoglionendo.

P.S. L’anno scorso ci sono stati 353 omicidi, dicevamo. I bagnanti annegati sono stati almeno 400. Se davvero la sicurezza è un valore assoluto, perché nessuno ha ancora proposto la chiusura delle piscine e degli stabilimenti balneari? E’ emergenza. E’ tragedia. E’ catastrofe. Dovremmo vietare anche le docce.

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