giovedì 14 dicembre 2017

Alabama

Lo scrivi e ti vedi davanti i campi di cotone e i cappucci bianchi del KKK. Troppo cinema, forse. Si vota anche laggiù, a ogni modo. Di questi tempi, per eleggere un senatore al posto di Jeff “Zio Fenster” Sessions, diventato procuratore generale. Il candidato democratico si chiama Doug Jones. Brava persona, ma non importa. Siamo nel profondissimo Sud. Da quelle parti The Donald ha vinto con 28 punti di distacco: non dovrebbe esserci gara. Il condizionale ci vuole, però, perché il repubblicano, Roy Moore, sembra uscito dritto da una distopia anacronistica. Avete presente il fesso che, durante un comizio delle primarie, agitava una pistola? Be’, era lui. Primarie che ha vinto comunque. “Perché in sintonia con la base radicale del partito,” per dirla in politichese. Una roba che neanche Salvini da giovane. “Con la schiavitù i valori della famiglia non erano in pericolo,” è stata una delle sue sparate. Per il resto crede che lasciar votare le donne sia stata una disgrazia. Che l’omosessualità andrebbe messa fuori legge. Che i musulmani non dovrebbero poter andare in parlamento. Che i precetti biblici andrebbero rispettati alla lettera. Il tipo che piace ai talebani fondamentalisti, insomma. E che spaventa chiunque abbia letto due libri e finito le elementari. Non bastasse, nelle ultime settimane tutta una serie di donne l’ha accusato di molestie sessuali. Accuse circostanziate, credibili. Una di loro aveva quattordici anni quando lui le ha messo le mani addosso. Insomma, Roy Moore è pedofilo, oltre che bigotto. Fine delle elezioni? Roy si ritira? Se non lo fa, si ritrova contro il proprio stesso partito? Sarebbe andata così qualche anno fa, in un’altra America. Non in questa, benedetta dalla presidenza Trump. Roy, prima quasi ammette, poi nega tutto. I repubblicani prima lo invitano a lasciar perdere, poi, salvo qualche eccezione, lo appoggiano. Sarà un pedofilo, ma è il loro pedofilo. Alla fine scende in campo il Carotone in persona: “Con la riforma fiscale da far passare, meglio avere in senato un pervertito che un fottuto liberal.” Non dice così, ma quasi. Non basta. Anche Bannon, la nazivestale del trumpismo, si fa sentire: “Moore è il nuovo che avanza: le accuse sono solo una manovra delle sempre maledette elite”.
Qualche elettore repubblicano ci crede. Gli altri? Rilasciano interviste che sono degne di un documentario etnografico. Sostengono che in fondo non c’è stata vera violenza. Che nella Bibbia le donne si sposavano ancora bambine. Che ... che si sa come sono fatte certe quattordicenni. Risultato: secondo i sondaggi è un testa a testa. Secondo le interpretazioni dei sondaggi, poi, vince Moore. In molti faticano a dire “sì, voterò per un pedofilo,” ma poi lo faranno.
Finalmente, ieri ci sono state le elezioni e, per la disperazione di Donald e Bannon, il candidato repubblicano è stato sconfitto.
Sì, “glory, glory hallelujah,” ma a noi checcefrega? Con le politiche dietro l’angolo, ci frega eccome. Vogliamo fermare l’ondata nazional-populista? Allora meglio capire come diavolo hanno fatto i democratici a vincere in uno degli stati più trumpiani d’America. Basta dare un’occhiata ai dati. Per cominciare levarsi di testa che gli scandali abbiano contato. Pedofilo o no, talebano o no, Roy Moore è stato votato dal 72% dei maschi bianchi. I repubblicani hanno continuato a votare repubblicano. Solo poche donne (tra le bianche Moore ha preso “solo” il 65%) e alcuni dei maschi più istruiti si sono rifiutati di turarsi il naso. I democratici non hanno vinto convertendo, detto altrimenti, ma convincendo. Prima di tutto i neri ad andare alle urne. Neri che era ovvio avrebbero votato compatti per loro, ma non in così tanti: come se avessero dovuto eleggere il presidente e non un semplice senatore. A fabbricarli uscire di casa ha contribuito proprio un appello di Obama. Molto, però, il candidato democratico ha fatto di suo. Da un lato non si è dato per sconfitto; dall’altro non ha dato per scontato l’appoggio degli afroamericani. Ha tenuto comizi nelle loro comunità e ha fornito loro delle ragioni positive per andare effettivamente a votare. Non ha recitato la solita pappardella sugli alti valori, i diritti civili, ecc. ecc. Ha parlato di lavoro e crescita economica; ha badato al sodo e alla fine ha vinto. Esattamente come da noi, con dei candidati decenti, parlando di contratti e salari, di salari e contratti ... .

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