mercoledì 6 dicembre 2017

Il partito della solitudine


Non partecipo alle processioni, non sventolo bandiere e non sopporto capi. 
Forse sarei anarchico, se la ragione non mi dicesse che non si può costruire una società complessa sull’anarchia. La ragione maledetta (dagli altri) da cui almeno idealmente vorrei farmi guidare. Ecco: sono un “bieco” illuminista. Uno squallido moderno che pretende di spiegare tutto con il cervello; che ritiene che dalle viscere, dalla pancia, dei popoli come degli individui, vengano solo rifiuti, anche di pensiero. Di che partito sono? Sarei stato certamente azionista; mi sarebbe piaciuto essere amico di Gobetti ed essere accanto a Parri. Ho sempre votato, ma non l’ho mai fatto per qualcuno che davvero mi rappresentasse. Il mio partito, alla fine, è sempre stato quello della solitudine.

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