giovedì 21 dicembre 2017

“Ricordati che bastano due arance per fare Natale.”

Quanti anni avrò avuto? Sette o otto? E chissà perché me lo hai detto, mentre ti mostravo il trenino che mi aveva portato Gesù Bambino? Forse volevi prepararmi a tempi meno felici che, da montanaro, sapevi sarebbero arrivati. Eri un profeta, Nonno. Ti ricordo così, uscito dritto dall'Antico Testamento: altissimo e con una voce di tuono che faceva tremare i larici. Ora posso dirti che avevi ragione. E torto. La povertà dei tuoi racconti era quella della guerra e della ricostruzione. Dignitosa e condivisa. Di tutti. E che tutti potevate sperare finisse. Siete stati forti nelle avversità, ma credevate fossero solo contrattempi sulla strada del progresso. Lavoravate, vi sacrificavate, ma il paese migliorava ed eravate certi che il Natale seguente quelle arance sarebbero state almeno tre. Oggi, mentre ancora si affetta opulenza, essere poveri è una colpa. Una vergogna. C'è chi perso il lavoro non esce più di casa. C'è chi passa per le vie del centro solo se non può farne a meno; a testa bassa. I pugni chiusi ficcati un un cappotto che è stato nuovo vent'anni fa, cerca di non vedere. Le vetrine piene di quel che non può comprare. La gente che non vuole invidiare. Chiamalo pudore, se vuoi. E tra il poco che ci resta, assieme alla voglia di salvare le apparenze. C'è solo quella dietro i sorrisi di tanti cui tutto sembra andare bene. Si trascinano dietro borse piene di acquisti. Hanno sulle spalle uno zaino carico di paura. Del fallimento della ditta. Del licenziamento. Per se stessi. Per i figli. Ognuno la sua. Paura. La vostra aveva l'elmetto dei tedeschi e le mostrine con la testa di morto della Muti. Quella di oggi non ha nome. Non ha neppure una vera ragione. Le nostre aziende esportano come non mai. Anche i cinesi vogliono le nostre cose. E tutti vorrebbero venire in vacanza da noi. Non importa. Nell'aria si respira la ferocia di chi pensa di non poter avere più di quel che ha e sente di doverlo difendere, contro tutto e tutti. Sì, nelle nostre strade, paura e ferocia vanno a braccetto; hanno generato la nostra peggior politica e la nostra peggior politica le sfrutta e le diffonde. Sai, invece, cosa non si vede in giro? Qualcuno mi ha detto che con Mani Pulite abbiamo perso la nostra verginità democratica. Qualcun altro, che ci ha dato il colpo di grazia la grande disillusione che è venuta dopo. Quello che è evidente è che non ci fidiamo più di nessuno. Non degli stranieri, non degli italiani, non dell'Europa, non delle istituzioni e, in fondo, neppure di noi stessi. In una parola, Nonno, ci manca la fiducia. Ne trovassimo un po', magari nel ricordo di come avete superato l'inverno del 44 su in montagna, non avremmo bisogno neppure delle due arance per fare Natale. Ci faremmo bastare un mandarino.

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