venerdì 22 dicembre 2017

Il Padrino all'Onu e un remake di Sciuscià


Come favorire la pace in Medio Oriente? 
Spostando l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, a quel punto riconosciuta come capitale. L’ha pensato l’attuale inquilino della villotta neoclassica nota come la Casa Bianca. Una grande idea secondo il suo amicuzzo Benjamin N. che d’Israele fa il primo ministro. Una ciclopica minchiata (scusate, ma è il termine che si usa nelle cancellerie) per chiunque altro. Come buttare benzina sul fuoco. Come sfregare sale su una ferita. Come portare uno zampone senza lenticchie a un raduno di vegani. E anche peggio. Parole di critica (anche se magari non proprio queste) che oggi sono diventate voti all’Assemblea Generale dell’ONU. Turchi e yemeniti hanno presentato una mozione di condanna dell’amministrazione americana. L’hanno approvata in 128, tra cui l’Italia. (Miracolo!) Gli astenuti sono stati 35. I contrari, e quindi pronti ad applaudire The Donald, sono stati sette oltre a Israele: Guatemala, Honduras, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau e Togo. Non proprio sette potenze? Diciamola tutta: per la diplomazia americana è stata una figura di palta. Diplomazia che, però, non aveva ancora dato il peggio di sé. Prima del voto, con grande finezza aveva minacciato gli stati che si fossero opposti ai desideri donaldeschi. Dopo la sconfitta, rifacendosi al precedente storico di Don Vito Corleone, l’ambasciatrice Haley ha parlato di “paesi che ci hanno mancato di rispetto” e, torva, ha di nuovo ribadito: “Ci ricorderemo questo voto ...”.
Quando si dice trattare gli alleati di sempre come fossero commercianti cui si chiede il pizzo. Paragone che calza anche considerata l’altra notizia che arriva dagli U.S. of A. 
Il parlamento di Washington ha approvato la riforma fiscale voluta dai repubblicani (e dagli zilioniari che li finanziano) e sponsorizzata da Trump. La conoscete. Sembra opera di Superciuck. In nome di una supposta crescita economica, taglia le tasse a ricchi e multinazionali, finge di dare qualcosa al resto degli americani e, secondo la maggior parte degli economisti, nei prossimi anni produrrà una voragine di millecinquecento miliardi di dollari. Saranno emessi dei titoli di stato per coprirla, ma qualcuno dovrà comunque tirar fuori i soldi. Chi? I cinesi? Certo contribuiranno, ma non sono esattamente dei fessi. Poi? Non guardate in America. Gli americani non risparmiano. E neppure le loro aziende. Guardate molto più vicino a voi. Sentite uno strano formicolio al portafoglio? Ecco: ci siete. E già, sono proprio i capitali europei a fare gola. Capitali che andrebbero Oltreatlantico molto più facilmente, se solo l’Euro sparisse.
Il finale è mio, consideratelo pure fantaeconomia. Il resto è cronaca dell’ultimo paio di giorni. Tra minacce pseudomafiose e spericolate operazioni di bilancio, le scelta che abbiamo, comunque, resta chiara. Possiamo tenerci stretta l’UE e l’Euro, ed essere comproprietari del nostro destino, o fare le comparse di un film diretto da altri: purtroppo, un remake hollywoodiano di Sciuscià.

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