martedì 16 gennaio 2018

La nostra razza bianca.

Usa questa espressione Attilio Fontana, ex sindaco di Varese e candidato governatore leghista della Lombardia. Parla a cervello spento, davanti ai microfoni di una radio amica, e dice tutto del proprio movimento. Di un partito che non è più nulla. Sempre che sia stato qualcosa di diverso da un conato di bile. Avrebbe dovuto essere il volto onesto del settentrione. Appena nato si è accaparrato una scheggia della tangente Enimont, deve ancora spiegare che fine hanno fatto decine di milioni di contributi elettorali (altro che Roma ladrona) e per un ventennio ha governato proprio la Lombardia accanto a sua onestà Formigoni I. Era federalista. Addirittura indipendentista. Ora i suoi rappresentanti se ne vanno in giro avvolti ne tricolore (ma sarà sempre quello in cui si sono puliti il c...?) a braccetto con i fascisti. Per il resto, niente. Nessuna politica economica (siamo sempre alle sparate anti-euro). Nessuna idea. Solo la capacità di seminare paura e incanalare odio. Contro gli immigrati, in questi anni. Perché? Perché ci sono loro. Prima c’erano i meridionali. Domani, va a sapere chi. Contro chiunque valga come capro espiatorio. One trick pony, dicono gli americani. Cavallo da circo che sa fare uno solo numero. Ecco: questo è la Lega. Questo sono le nostre destre Sanno parlare solo di immigrazione, peraltro senza proporre soluzioni. Devono continuare a farlo anche se il paese sta, di fatto, perdendo abitanti. Anche se i centomila che arrivano ogni estate sono, appunto, centomila e non milioni. Devono comunque battere su quel chiodo il più forte possibile. Con toni sempre più esasperati. Come quelli di Silvio B. (quando il patetico torna in politica) con il suo mezzo milione di immigrati/delinquenti (e lui, si sa, di delinquenti se ne intende). Giocando anche la carta della razza, appunto, pur di far parlare di sé. E di Fontana ora si parla anche in America. Una consolazione, per il paese che ha eletto Trump, sapere che anche altrove circolino soggetti del genere. Personaggi che sembrano usciti dalle pagine più nere del ventennio. (A quando delle leggi speciali in difesa della “nostra razza bianca”?) Ignoranti che blaterano di “etnia’, come se questa fosse un dato biologico e non, se proprio, una costruzione culturale; una casa comune in perenne divenire. Nulla che Fontana possa capire anche se ha detto qualcosa di condivisibile. Levati di torno gli sproloqui, questo: “Dobbiamo decidere se la nostra (...) società deve continuare a esistere o essere cancellata.” Un rischio che corriamo davvero. Quello di smettere di essere una società aperta, che guarda al futuro, per rinchiuderci su noi stessi e precipitare in un nuovo Medioevo. Sì: abbiamo i barbari alle porte. Agitano gli stendardi tribali del sangue e della razza. Approfittando della follia dei tempi, finiranno per governare.
P.S. Fontana ha precisato che la battuta sulla razza è stata un lapsus. Come a dire, e non serve essere dei profondi conoscitori di Freud, che è quello che pensa davvero e di solito ha l'accortezza di tacere. Complimenti. Anche per l'arguzia (si fa per dire) della sua auto-difesa.

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