mercoledì 31 gennaio 2018

Bella ciao è di parte,

nonostante non sia certo una canzone comunista. I partigiani rossi avevano “fischia il vento” con tanto di primavera in tinta da conquistar. Bella ciao, invece, era cantata anche da quelli di Giustizia e Libertà e dai cattolici. Zaccagnini, non proprio un cosacco, la fischiettava spesso. Era cantata da tutti perché era nata per tutti. Ascoltatela. Non contiene riferimenti a partiti politici. Nasce da un canto di mondine, forse di fine Ottocento, che diceva: “Il capo in piedi col suo bastone e noi birbe a lavorar. O bella ciao ... ” Qualcuno ha preso quella musica e ne ha fatto un inno universale. Che vale per chiunque lotti per la libertà. Per questo è amata ovunque. Anche qui, alla fine del mondo. La canto a squarciagola con i mei figli ogni 25 aprile. (E alzo la bandiera in giardino, e organizzo una cena tricolore e canto pure l’Inno di Mameli. Se vi va bene, bene. Se lo trovate esagerato, controllate da che parte avete il cuore). Gli amici galiziani ci vengono dietro. Sanno solo ripetere Bella ciao, ma non ci lascerebbero mai soli a cantare la “cancion de los italianos” la sera della “fiesta de los italianos”. E non solo loro, come hanno scoperto un paio di nostri amici livornesi. Un paio di birre di troppo e hanno cominciato a cantarla nella piazza del paese. A mezz’agosto. Alle due di notte. Si sono trovati circondati da un paio di centinaia di persone che facevano loro il coro. La più bella serata della nostra vita, mi hanno detto poi. Scusate la parentesi. Solo per dire quanto sia contagiosa Bella Ciao. Contagiosa, universale, ma sempre e comunque di parte. Quei genitori romani secondo cui presenta “una visione unilaterale della storia”, almeno su questo ci hanno azzeccato. Ne avrete letto. Hanno chiesto che gli allievi di una scuola elementare (la Franchetti, nel quartiere San Saba) non la cantassero, come previsto, in occasione della Giornata della Memoria. A sbagliare, sono state le autorità che li hanno accontentati. La parte che cantava Bella ciao è quella che ha creato la Repubblica Italiana che, tra le altre cose, paga i loro stipendi. E’ la stessa parte che scritto la Costituzione i cui valori quella scuola dovrebbe impartire; che ha garantito i diritti entro il cui perimetro anche quei genitori possono esibire il loro neofascismo o la loro disinformazione. E’la parte, non importa con quanto impegno si voglia riscrivere la storia, che ha fatto del nostro paese una democrazia; con mille problemi, ma (per ora) una democrazia. E gli altri? Meritano pietà i ragazzini morti con la camicia nera. Alla fine, quelli erano i soldati del duce. Ragazzini. Salvo qualche gerarca troppo in vista per poterlo fare, i fascisti di sempre erano già nascosti, magari impegnati a preparare la bandiera da sventolare alla liberazione. Pietà per quei ragazzini, ma solo disprezzo per chi li ha mandati a farsi ammazzare. Per chi li aveva imbottiti di propaganda. Per il regime e per una repubblichina serva della Germania nazista. No, non ci sono equivalenze né par condicio da rispettare. Da una parte c’erano gli estensori delle leggi razziali e i complici dell’Olocausto. C’era il male. Il male assoluto. Dall’altra c’era chi era disposto a finire sotto a un fiore. Quello del "partigiano morto per la libertà".
P.S. Ho un figlio piccolo e un mutuo. Devo proprio restare da ‘ste parti. Quando me ne andrò, a ogni modo, non voglio cerimonie. Solo il cappello alpino sulla cassa e due canzoni: “Signore delle cime” e “Bella ciao”. E il resto sarà compagnia del vento.

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