e per questo è un grande paese. Enormemente più
grande delle sue dimensioni fisiche. Un vero e proprio subcontinente.
Solo l’India, con il suo miliardo e più di abitanti, due religioni e
almeno una ventina di lingue principali, le è paragonabile. Sono
entrambe penisole che una catena di montagne sigilla come provette.
Terre benedette dal clima, ricche quasi per definizione, che hanno
subito mille invasioni e attratto i popoli più diversi. Diversità, parola
chiave. Le mille lingue locali dell’Italia. La mia è la prima
generazione che parli davvero l’Italiano. I nostri padri spesso gli
preferivano il dialetto. I nostri nonni non lo parlavano quasi mai. I
nostri bisnonni, a volte neppure lo capivano. I mille volti degli
italiani. Volti inaspettati. Siciliani che sembrano scandinavi e
valligiani con gli occhi a mandorla. Il risultato d'infinite mescolanze,
cominciate all’alba della storia. Inutile cercare di definire
l’italianità in termini etnici o linguistici. E’ fatta d’altro. Di un
certo modo di vivere. Di un certo modo di fare. Di uno spirito. Visito
il museo archeologico di Copenaghen. Le torbiere restituiscono,
perfettamente conservati, dei corpi dell’età del bronzo. Ci sono anche i
loro vestiti. In una teca, un mantello. E’ decorato con disegni
“optical” che sembrano arrivare dritti dagli anni sessanta o settanta.
Disegni, linee, che nella loro armonia hanno qualcosa di ... be’, di
Italiano. E’ di lino, leggo poi; di un lino finissimo, che faremmo
fatica a tessere anche oggi, e che arriva, guarda caso, dall’Italia
Settentrionale. Cosa mangerete stasera? Spaghetti pomodoro e basilico o
pizzoccheri? Del baccalà alla palermitana o una bistecca alla milanese?
Se è un piatto della nostra tradizione, di sicuro è fatto di pochi
ingredienti, di una preparazione semplice e di un colpo di genio. E’
stato pensato all’italiana. Una banalità? Sto per scrivere che l’Italia è
tenuta assieme dall’espresso? No. Voglio dire che esiste un carattere
italiano: un certo modo di vedere il mondo e di rappresentarlo, di
affrontare e risolvere i problemi, che è antichissimo, che non è davvero
definibile, ma che credo sia sempre riconoscibile. Aristotele definiva
l’anima come la forma del corpo; quello che lo identifica nonostante
possa essere fatto dei materiali più disparati. Diversi come le infinite
stratificazioni della nostra identità. Inutile descriverla tirando in
ballo i concetti, peraltro sempre ridicoli, di razza e sangue.
L’italianità è fatta di spirito, di “psiche”; appunto, di anima. Per
questo dura da millenni e durerà millenni. E’ sopravvissuta alle
dominazioni straniere e alle idiozie del fascismo. Sopravvivrà ai
vaneggiamenti dei nazional-populisti da operetta e alla follia di questi
giorni.
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