venerdì 23 marzo 2018

Guerra.

Guerra commerciale, per ora. L’ha scatenata il Carotone, dopo essersi sbarazzato anche dei propri consiglieri economici. Perché lui sa tutto. E poi, mica per dire, è una persona mooolto intelligente. Almeno, lo dice lui. Di se stesso. Lui che ha piazzato sessanta miliardi di dazi sulle importazioni cinesi. E immediatamente provocato un crollo di portata storica di tutte le borse mondiali. I primi avvisi di una tempesta che rischia di danneggiare tutti. Perché sarà anche mooolto intelligente, il Carotone, ma proprio non riesce a capire che ormai l’economia planetaria è una sola e che se la Cina sta male, tanti altri staranno peggio. Pensate solo a Ferrari e Maserati: per loro la Cina è uno dei principali mercati. E lo stesso vale per tante altre aziende del Made in Italy. Qualcosa che andrebbe spiegato di corsa a Salvini. La dimostrazione vivente che furbizia e intelligenza non sono la stessa cosa. Soprattutto, qualcuno che dell’Italia non ha mai saputo nulla. E continua a non saperlo. Neppure che non è la repubblica delle banane che pensa di dover governare, ma un grande paese esportatore. Molto più simile alla Cina che agli USA, se volete. Con un attivo della bilancia commerciale che si aggira intorno ai 50 miliardi (e agli 80 se non dovessimo importare il petrolio). Un grande paese che subirebbe solo danni da una guerra commerciale. Le cui aziende, altro che “i disastri dell’Euro”, stanno macinando record proprio nelle esportazioni. Aziende dove tutti incrociano le dita, sperando il Carotone si fermi. Un paese i cui problemi erano solo legati al mercato interno. Fino a ieri. Ora ci sono anche un Carotone mutante che vuole passare alla storia e un elmocornuto guerriero padano che vorrebbe occupare palazzo Chigi. Con la stessa supponenza del Carotone. Brillando solo per protervia e ignoranza.

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