domenica 25 marzo 2018

Una gran puzza di stalla.

Si sente quello. Nonostante l’incenso di troppi turiboli. Odore di mercato di vacche. Di scambio di voti. Della peggior politica politicante. Vecchia. Decrepita. Un Fico alla Camera per una Casellati al Senato. Il nuovo avanza eleggendo alla seconda carica dello Stato una berlusconiana di ferro, già sottosegretaria alla Salute e alla Giustizia, nota soprattutto per un paio di tele-risse con Marco Travaglio. Lei a sproloquiare in difesa di Silvio, amico disinteressato di Ruby Rubacuori (momenti altissimi della storia patria); Travaglio a definire “puttanate” quel che lei diceva. Marcuccio loro (dei grillini, intendo) che ora si starà arrampicando sugli specchi. Come tanti. Come tutti quelli che hanno passato gli ultimi anni a denunciare inciuci; a scandalizzarsi e indignarsi per ogni cosa. Il tutto mentre il “popolo della Rete” lo prende in quel posto, perché “uno vale uno” solo quando serve da cortina fumogena. Altro che democrazia in direttissima: accordi sottobanco da Prima Repubblica; prove generali per un governo con i leghisti che gli elettori del M5S dovranno trangugiare. Come ampiamente previsto; esito di un’alleanza sostanziale che dura da anni. Tutti contro la casta? Ma non siamo ridicoli. I leghisti sono in politica da sempre. Sono casta più di quasi tutti. Governano il Nord da decenni. Sono corresponsabili di tutti i disastri del berlusconismo. (Date un po’ un’occhiata a quanto ci è costato il federalismo alla padana ....) No, leghisti e grillini hanno altro in comune. Degli amici a Mosca? Può essere. Di sicuro rappresentano il ritorno di qualcosa di già stravisto: sono gli eredi di un partito che non faceva pagare le tasse al Nord e prometteva assistenzialismo al Sud. Uniti sono la nuova DC. Sissignore. Molto peggio della vecchia: senza nessuna C e con pochissima D. Una DC senza ideali, ridotta a pura conquista del consenso e del potere. A un populismo che, però, non potrà fare altri debiti; che dovrà sostenersi inventando nemici esterni, quasi certamente l’Europa, mentre mi pare già di sentir parlare di “democrazia reale” contrapposta alla “democrazia formale”. I discorsi di ogni regime. Anche di quello che sta arrivando. In un futuro che è facile ma inutile prevedere. Mentre nel presente possiamo solo restare a bocca aperta. No, non per lo stupore davanti alle mirabilie della “terza repubblica”. Per respirare nonostante il tanfo d'ipocrisia

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