martedì 6 marzo 2018

O te ne vai o non mangi.


Perché non c’è lavoro e se c’è è per gli amici degli amici. Credo ci sia questo, non misteriose considerazioni filosofiche, dietro il voto del Mezzogiorno. Un voto che non credo possa essere accomunato a quello preoccupato, isterico, ma in fondo satollo, dei leghisti lombardo-veneti. Uso quel “credo” perché ammetto ignoranza: conosco il Sud da turista, che è come dire che non lo conosco. I numeri, però, parlano da soli. Disoccupazione altissima. Pil pro capite che è poco più della metà della media europea. Tutti gli indicatori sociali che segnano rosso, con un bambino su sei che vive in condizioni di assoluta povertà. Se fossi un giovane calabrese o siciliano, non sarebbe servito altro a farmi venire la tentazione di votare Cinque Stelle. Anche se il candidato del mio collegio non fosse stato un premio Nobel. Semplicemente per esasperazione. Per tentare di uscire da un tunnel infinito di clientelismo e corruzione. Un tunnel, sarebbe meglio che ammettessimo, fatto anche di tanta sinistra; di troppi amministratori locali che hanno dato cattiva prova di sé. Colpevoli della sconfitta quanto i capoccia nazionali. E’ un voto, quello del Sud, che pure lascia sperare. Se non altro, perché non può essere definito anti-europeo. Anzi, l’esatto contrario. I giovani meridionali sanno che le altre regioni povere dell’UE sono cresciute proprio grazie all’Europa. Sanno che cechi e slovacchi ora stanno meglio di loro; che ci sono regioni della Bulgaria, di un paese che un decennio fa era secondo mondo, che sono diventate più ricche delle loro sfruttando i fondi di sviluppo europeo. Proprio quei fondi, e si parla di decine di miliardi, che la classe politica meridionale ha fin qui sperperato. Che spesso non è neppure riuscita a usare perché incapace di presentare progetti. Una classe politica squalificata, da cambiare al più presto. Anche a sinistra. Un’Europa usata come spauracchio e capro espiatorio da pessimi politici d’ogni colore, ma che i giovani meridionali vogliono. Vogliono eccome, con buona pace di Le Pen, Farrage, Putin e compagnia. Agli eletti del M5S, ora, il compito di non tradire questo desiderio; il dovere di non usare il voto dei meridionali per scopi che non hanno nulla a che vedere con lo sviluppo del Sud. Speriamo vigili su di loro, dimostrando finalmente onestà e rigore, chi potrà ricostruirsi restando all’opposizione.

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