venerdì 9 marzo 2018

“Se c’è una costante nella Storia d’Italia

è rappresentata dai Venditori di Pentole, dagli imbonitori un tanto al chilo, da chi la spara più grossa per un pugno di voti. La cosa straordinaria è che gli italiani ci cascano sempre. L’esperienza non li vaccina.” Belle queste righe, vero? Profetiche, verrebbe da dire, considerando che risalgono a quatto anni fa. L’autore? Eddai, lo avete già immaginato: Beppe “The Mighty Megaphone” Grillo. Ce l’aveva con Renzi, con “Renzie”, anzi, e gli ottanta Euro in busta paga che aveva promesso. Ottanta Euro che poi sono arrivati. Renzi che era all’inizio di quella campagna di dileggio che ha portato alla sua mostrificazione. Alt! Tu, non scuotere la testa. Renzi è certo criticabile. Ho scritto peste e corna di alcune sue scelte. In questi quattro anni, però, è stato trasformato nel responsabile unico dei mali nazionali, il che è tragico. O quanto meno fa pensare malissimo della memoria di chi è tornato a votare Lega. Ma scusate l’inciso. Piuttosto credo sia interessante dirvi come ho scoperto quello scritto: cercando “le scarpe di Achille Lauro”. E già: cita anche quelle il Megafono, come esempio di acquisto del consenso. Avete presente? Achille Lauro, armatore, già consigliere della Camera Nazionale dei Fasci e poi Senatore del Partito Monarchico e del Movimento Sociale. Senatore che, per farsi eleggere dai napoletani, prometteva paia di scarpe. Meglio, che faceva consegnare ai potenziali elettori la scarpa sinistra, prima che andassero alle urne, e poi la destra, ma solo in caso di avvenuta elezione. Achille Lauro a cui il nostro linguaggio politico deve, appunto, il termine “laurismo”. Una parola cui ho pensato leggendo dei baresi già in fila per chiedere il reddito di cittadinanza. Lo so, lo so, la notizia pare sia stata esagerata, ma che tanti si aspettino di passare all’incasso solo perché “Grillo ha vinto” credo sia vero. E’ certamente è vero, dai commenti che leggo in Rete, che molti credono si tratti di un reddito per cui basta essere cittadini e non, come di fatto si tratta, di un’integrazione / sussidio di disoccupazione come c’è quasi ovunque, in Europa. Una misura per certi versi doverosa e per altri già prefigurata dal “reddito d’inclusione”, ma che al momento nessuno sa davvero come finanziare e che, parliamoci chiaro, è stata spacciata per altro. Questo non significa che si possa già accusare il M5S di “neolaurismo”. Non mi pare neppure il caso, però, di attribuire la sua vittoria ad altro che agli errori degli sconfitti (che certo ci sono stati) e ad una campagna pubblicitaria di straordinaria efficacia. Il Megafono, dopo tutto, parlava di “Venditori di Pentole”. Quanto ai misteriosi “nuovi modi della politica” sui cui molti invitano a riflettere, li lascio individuare a chi è già salito sul carro del vincitore. Nella mia semplicità, e ancora di più dopo aver letto lo scritto del Guru, mi pare di avere di fronte qualcosa di stra-visto: del vecchio ciarpame che è stato rispolverato e che è stato infilato in un pacco tutto nuovo. Per amore dell’Italia, spero davvero e tanto di sbagliarmi.

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