martedì 13 marzo 2018

Leggo i dati definitivi sulla criminalità e penso a Milan Kundera.

Le cifre sono pubblicate in apertura dal Corsera. Confermano quel che intuisce chiunque torni in Italia dopo essere stato in giro per il mondo; che il nostro paese è sempre più sicuro. Un paese dove si uccide cinque o sei volte meno che vent’anni fa. In cui sono diminuiti anche furti e rapine. Di quasi un quarto solo tra 2014 e il 2017. Numeri che smentiscono la narrazione leghista. Che denunciano per quello che è, né più né meno che una truffa, il successo elettorale ottenuto dalla lega grazie a un programma fatto solo di lotta all’immigrazione. Di una lotta giustificata, anzi resa necessaria, da un’emergenza sicurezza che, semplicemente, non esiste. Che è una panzana. Una bufala. Una falsificazione del nostro presente e del nostro passato. Di un passato di sangue e delitti. Di violenza politica e non solo. Con le rapine a mano armata come sport nazionale. Con un sequestro di persona ogni fine settimana. Con i tossici ad ogni angolo. A morire con una siringa infilata in un braccio. A rompere finestrini e rubare autoradio per procurarsi una dose. Mentre i giornali di Milano strillavano “undici morti in undici giorni”, per raccontare dell’ascesa dell’astro Epanimonda nel firmamento criminale della città. Mentre c’erano davvero, altro che le baggianate di oggi, quartieri in cui di notte non si poteva entrare. Con tanto di posti di blocco della criminalità. Quarto Oggiaro e la Comasina di Renato Vallanzasca, tanto per dirne due, sempre a Milano. In una città diventata soporifera, stando ai dati. Nella stessa Lombardia in cui, qualche mese fa, mi trovo a tenere una presentazione. “Dice bene lei,” m’interrompe una signora, “ma con questi qui non si può più uscire. Io ce li ho sempre lì davanti a casa”. Non sono sicuro di avere capito bene: “Ma sono sempre lì a fare cosa? La minacciano?” La signora chiarisce: “No, no. Sorridono anche. Ma in quel modo lì che hanno loro. E poi ti guardano.” Loro che ho scoperto poi essere gli ospiti di un centro d’accoglienza. Neri cui bastava essere neri per essere ritenuti pericolosi. In un paesotto dalle mie parti che era poco meno che un mercato all’aperto della droga. In cui, tra i miei coetanei, l’eroina ha fatto tanti morti come una guerra. Ragazzi di un tempo che pare non esserci mai stato. Mi tornano alle mente i loro volti e, sempre, quella frase che ho incontrato nel primo capitolo del “Libro del riso e dell’oblio”. Questa: “La lotta dell’uomo contro il potere è quella della memoria contro l’oblio.” Un potere che si sta costituendo grazie alla disinformazione a all’inganno. Un oblio che coprirà tutto se continueremo ad avere la memoria dello scarafaggio. Mai come in questo momento, mentre, non solo per quanto riguarda la criminalità, assistiamo a una fantasiosa riscrittura della Storia, ricordare è resistere.
P.S. Nel 2017 in Italia ci sono stati 355 omicidi. (Per capire quanto è pericoloso il paese, abbiamo avuto più di quattrocento bagnanti morti affogati). Di questi delitti, 140 sono stati femminicidi. A mettere in pericolo le donne, qualcuno dovrebbe tornare a spiegarlo a quella signora, non sono i neri; sono i mariti.

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